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  • Immagine del redattoreDaniele Gianotti

Alfred Delp s.j.



Sono passati 75 anni dalla morte di p. Alfred Delp, gesuita tedesco, esponente della resistenza al nazismo. Imprigionato dopo il fallimento del colpo di stato militare del 20 luglio 1944, fu condannato a morte l’11 gennaio 1945 e impiccato il 2 febbraio dello stesso anno. Il corpo fu cremato e le ceneri disperse in località ignota, nei pressi di Berlino. Padre Delp era riuscito a emettere i voti definitivi come membro della Compagnia di Gesù mentre era in prigione.

P. Yves Congar aveva pubblicato, nella sua grande opera in tre volumi sullo Spirito Santo, alcuni passi tratti da una meditazione sul Veni Sancte Spiritus, che p. Delp aveva scritto nelle ultime settimane della sua prigionia, e che è rimasta incompleta. Ne riporto qui di seguito alcune righe.


«Le colline eterne sono là, donde viene la salvezza. Il loro soccorso è già lì, aspetta, viene. Dio me lo fa vedere ogni giorno ed ora tutta la mia vita ne è testimonianza. Tutto ciò che io portavo in me di sicurezza, di furbizia e di abilità è volato in frantumi sotto il peso della violenza e di ciò che era contro di me. Questi mesi di cattività hanno spezzato la mia resistenza fisica e molte altre cose in me, e tuttavia ho vissuto delle ore meravigliose. Dio ha preso tutto nelle sue mani, ed ora io so implorare e at­tendere il soccorso dalle colline eterne.


L’uomo che riconosce la propria po­vertà, che getta lontano da sé ogni suffi­cienza ed ogni orgoglio, anche quello dei propri cenci, l’uomo che sta sempre di fronte a Dio nella sua nudità, senza veli e nella sua indigenza, quest’uomo conosce i miracoli dell’amore e della misericordia: dalla consolazione del cuore e l’illumina­zione dello spirito fino all’acquietamento della fame e della sete…


Lo Spirito santo è la passione con cui Dio si ama. L’uomo deve mettersi in ac­cordo con questa passione, ratificarla e adempierla. Allora il mondo ridiventerà capace di amore vero. Noi possiamo rico­noscere e amare Dio solo se Dio stesso ci af­ferra e ci strappa dal nostro egoismo. Biso­gna che in noi e mediante noi, Dio ami se stesso, allora noi vivremo nella verità e l’amore di Dio ridiventerà il cuore vivente del mondo. […]


Perché nell’ambito della vita della Chiesa gli appelli alla responsabilità e al­l’impegno personali vengano uditi, biso­gnerà probabilmente che il Signore metta alla prova col ferro e col fuoco l’apparato esteriore e le sicurezze della sua Chiesa. “Nessuno traversa il fuoco senza esserne trasformato”. Lo Spirito che vivifica ci aiu­terà a rinascere dalle macerie con un co­raggio nuovo, con vedute più ampie e au­daci.

Per guadagnare tutto, ancora una volta dovremo dimenticare, abbandonare molte cose, e più ancora abbandonare noi stessi. La terra verrà lavorata e una nuova semente verrà gettata. Amiamo la libertà di Dio, facciamo la sua verità, abbandonia­moci alla sua vita» (cf. Y. Congar, Credo nello Spirito Santo. II. Lo Spirito come vita, ed. Queriniana, Brescia 1982, p. 141)


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